Abbozzato il calendario di luglio in un clima avvelenato come quello dello scorso anno
Dopo qualche settimana di incertezze il calendario della Formula 1 comincia a delinearsi con le prime proposte che coprono le prime quattro gare, le prime due a Zeltweg (5 e 12 luglio) e le altre a Silverstone (26 luglio e 2 agosto).
Ecco quindi la prima novità che potrebbe anche prefigurare un cambio di filosofia nella distribuzione dei Gran Premi: doppia gara a distanza di una settimana nel medesimo circuito con vantaggi facilmente immaginabili in termini di logistica ed ottimizzazione dei costi.
Un problema non da poco visto che Liberty Media sta in pratica finanziando alcuni team in difficoltà: un gesto da una parte generoso ma dall’altra autoprotettivo data la crisi che ha colpito tutto il circus della Formula 1: se le defezioni di alcuni organizzatori (Australia e Montecarlo, per ora..) sono rimediabili raddoppiando come appena visto le gare su uno stesso circuito, il rinvio a data da destinarsi (quando???) di altri 7 GP ma soprattutto l’eventuale scomparsa di alcuni team dalla griglia di partenza porterebbe ad una inevitabile caduta di interesse – e di introiti – per la Formula 1 stessa sottoposta comunque ad una robusta emorragia di proventi da parte degli sponsor ed alla perdita (per quanto ancora solamente potenziale?) di introiti derivanti dallo sfruttamento dei diritti televisivi per limitarsi solo a queste due voci.
La posizione di Liberty Media
Greg Maffei, Direttore esecutivo di Liberty Media ha spiegato nel corso di una conferenza stampa con gli analisti di Wall Street “Se correremo senza pubblico è evidente che avremo un guadagno inferiore, o persino che non avremo nessun guadagno. Potremmo anche avere capitali sufficienti per sopravvivere per tutto il 2020 ma ci sono team che dovranno sostenere costi superiori alle loro capacità, soprattutto tra quelli che non hanno un minimo garantito dalla Formula 1. Ragion per cui abbiamo pensato di anticipare loro dei fondi. Certo questi anticipi non devono essere pensati come a fondo perduto, però è vero che vogliamo assicurarci che i team siano solventi perché fanno parte del nostro ecosistema. Sono la garanzia del nostro successo anche negli anni a venire. Siamo ancora in una situazione di grande incertezza, abbiamo scenari da zero gare, fino a scenari da 15-18 gare. Cominciamo senza spettatori, e poi si vedrà. Abbiamo davvero una serie di opportunità che al tempo stesso sono sfide su tutti i fronti. I tempi per decidere dipendono da molte cose: ci sono molte variabili lì. Probabilmente i piloti possono correre in qualsiasi momento se metti loro a disposizione una situazione sicura. Ma la logistica ha bisogno di pianificazione”.
Ed ecco quindi, come si evidenziava prima, che gare doppie su uno stesso circuito a distanza di una settimana, potrebbe essere una soluzione di grande appeal per tutti: una sorta di riavvicinamento alle origini, quando il Campionato di Formula Uno dei vari Fangio, Moss, Musso, Castellotti, Clark, Hill, Ascari, Farina, Senna, Prost – solo per citarne alcuni facendo sicuro torto ai tanti altri – si articolava in meno di 10 gare a stagione, situazione totalmente sradicata dall’avvento dell’era Ecclestone e del Patto della Concordia e, a proposito di quest’ultima eccoci a…
I veleni
L’eco del pasticciaccio FIA-Ferrari ancora non si è spento che già vi si sovrappongono altri rumors, questa volta sulla salary cap e l’argomento diviene cruciale se si considera che i contendenti sono, al solito, i due Team più blasonati del Circus, Ferrari vs. McLaren (51 titoli mondiali in 2).
Mattia Binotto con una intervista all’inglese Guardian, è stato estremamente esplicito: “Abbassare il budget cap a 145 milioni di dollari è già una proposta pesante rispetto ai 175 milioni concordati lo scorso giugno. Se si dovesse imporre un budget addirittura inferiore, non vorremmo essere messi nella condizione di dover considerare altre opzioni per liberare tutto il potenziale e il DNA racing della Ferrari. Approvare budget inferiori vorrebbe anche dire dover sopportare ulteriori sacrifici come risorse umane. Non è lungimirante pensare a cambi strutturali in F.1 semplicemente applicando la logica dei tagli lineari. Non è il momento di reagire in modo frettoloso, c’è il rischio di prendere decisioni solo sulla base della pandemia, senza valutarne appieno le conseguenze finali. La F.1 deve essere il vertice assoluto del motorsport per tecnologia e prestazioni. Deve attrarre Costruttori e sponsor che vogliono legarsi a una categoria il più possibile eccellente ed esclusiva. Se la stretta sui costi fosse eccessiva, rischieremmo di abbassare il livello tecnico e di ricerca della F.1, rendendola troppo simile alle formule inferiori”.
Una dichiarazione che non suona nuova in Casa Ferrari: la minaccia del ritiro dal Campionato di Formula 1 era uno degli argomenti preferiti dal «Commendatore» quando riteneva venisse messo in discussione il ruolo preminente della Ferrari; un caso eclatante fu l’uscita dal Campionato mondiale di Formula 1 del 1964 e, nel 1985, il progetto della monoposto «637» per la formula CART da disputarsi negli USA; ne parleremo a breve in uno specifico articolo.
Tornando a Liberty Media, questa sa benissimo che una eventuale defezione della Ferrari causerebbe gravissimi problemi di prestigio ed immagine per l’intero mondiale con altrettanto pesanti ripercussioni sulle finanze sia della Società americana e sia dell’intero Circus.
Zak Brown non si è fatto intimidire ed ha dichiarato che “Per noi cento milioni di dollari resta una cifra ideale. E comunque un tetto alle spese così non metterebbe a rischio il DNA della Formula 1: la pensano così tanti team e credo che FIA e Liberty dovranno seguire la maggioranza, malgrado la Ferrari possa porre il veto. Di fronte a una crisi epocale, abbiamo bisogno di agire in fretta, ci sono Paesi chiusi, industrie chiuse: non farlo potrebbe essere un errore fatale. Mi dispiacerebbe se lasciassero la F.1, è qualcosa che non vorrei vedere ma si può correre in 18, persino con 16 vetture. E i suoi team clienti potrebbero anche ottenere altre motorizzazioni. Il discorso di Binotto è contraddittorio parla di difesa del DNA della F.1, che è fatta da costruttori e poi apre alle macchine da cedere ai clienti. Io resto ottimista, si inizierà a correre a porte chiuse, ma l’importante è iniziare. Un anno senza F.1 potrebbe avere conseguenze devastanti”.
Non resta che attendere, su questa storia, i prossimi passi di Liberty Media ed ora vediamo le ultime ipotesi di calendario 2020.
A parte i doppi Gran Premi a porte chiuse in Austria e Silverstone, già citati in apertura, ad agosto si dovrebbe continuare sempre in Europa mentre in autunno si dovrebbero disputare le gare previste in Asia, nelle Americhe e in Medio Oriente; in totale si dovrebbero correre tra le 15 e le 18 gare c.s.:
- Luglio, Agosto: Europa (Austria 3-5 luglio)
- Settembre, Ottobre: Europa e Asia
- Ottobre, Novembre: Asia e America
- Dicembre: Medio Oriente
Le prime gare verranno disputate a porte chiuse, ma tutto il Circus, Liberty Media in testa, spera in una progressiva apertura da parte delle Autorità ovviamente nel pieno rispetto della salute e della sicurezza di tutti i soggetti coinvolti.
Chase Carey a questo riguardo ha dichiarato: “La FIA, i team, i promotori e altri partner hanno collaborato con noi durante questi passaggi e vogliamo ringraziarli per tutto il loro supporto e gli sforzi in questo momento incredibilmente impegnativo. Vogliamo anche riconoscere il fatto che i team ci hanno supportato nello stesso momento in cui hanno concentrato le forze per costruire ventilatori per aiutare le persone infette da COVID-19. Tutti i nostri piani sono ovviamente soggetti a modifiche in quanto abbiamo ancora molti problemi da affrontare e tutti noi siamo vincolati alle incognite del virus. Vogliamo tutti che il mondo torni a quello che conosciamo e amiamo, ma riconosciamo che deve essere fatto nel modo più giusto e sicuro. Non vediamo l’ora di fare la nostra parte consentendo ai nostri fan di condividere ancora una volta in sicurezza l’entusiasmo della Formula 1 con la famiglia, gli amici e la comunità più ampia”.
[ Giovanni Notaro ]