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Suzuki V-Strom 1050 XT PRO: “Si viaggiare!”

Il test di questa maxi-crossover di cilindrata intermedia, dalla grande dotazione tecnica e dal suggestivo appeal

Per gli amanti di Lucio Battisti ripercorrere le note della sua emozionante canzone non è raro, specie se si è a cavallo di una moto coinvolgente ed anche se si è incappati in una giornata di pioggia, con vento a raffiche e scrosci violenti, come quella che ci apprestiamo ad affrontare noi oggi in nome di un test su strada che promette grandi emozioni. In realtà, ai fini della prova, non c’è momento migliore per spostarsi con una compagna come «lei», che scopriremo affidabile e confortevole.

Parliamo della Suzuki V-Strom 1050 XT PRO, che, solo a guardarla, ti mette in modalità sogno, come quando da ragazzi ammiravamo la DR Big cui l’attuale V-Strom si ispira.

Quell’immenso monocilindrico che surclassava le 600 dell’epoca ha poco a che vedere con l’attuale bicilindrico a V, ma si sa, le suggestioni non conoscono razionalità ed oggi la suggestione è davvero simile anche se la realtà è ovviamente diversa.

Tra le «maxi» crossover la V-Strom 1050 può essere considerata per cilindrata una delle più «piccole» mentre la DR Big di ieri, dall’attitudine spiccatamente fuoristradistica, era decisamente «maggiorata» tra le monocilindriche di turno.

Il suo motore la pone oggi in una fascia intermedia tra le strapotenti e molto costose 1200/1300 e le più leggere 800/900 in produzione, ma quanto a dotazione, la XT non è certamente inferiore anche alle più blasonate rivali. Certo non ci sono sospensioni adattive e quickshifter, ma per il resto non manca davvero nulla.

Le magnifiche sette

Suzuki riassume sette innovazioni tecnologiche nell’acronimo S.I.R.S ovvero Suzuki Intelligent Ride System per i cui dettagli completi vi rimandiamo alla scheda tecnica ma, tanto per citarne subito alcune, evidenziamo il ride by wire accoppiato al cruise control, l’ABS cornering regolabile così come il controllo di trazione e l’assistenza alle partenze in salita.

L’alleanza tra questi sistemi e una ciclistica di grande equilibrio rende in qualunque occasione docile e comprensiva una «bestia» da circa 250 kg in ordine di marcia. Se poi scorrete i listini, vedrete che la versione «XT» ricca di accessori (l’allestimento che ci è stato proposto da Suzuki) si rivela un prodotto maturo e completo, che costa il giusto e che finalmente si arricchisce del fascino che mancava alla precedente versione.

Sul cavalletto ai raggi X al Don Orione

La nostra prova inizia nel Centro di formazione professionale Endofap-Lazio dell’Ente Don Orione di Roma: una scelta appropriata visto che siamo nei laboratori di meccanica – destinati alla formazione dei ragazzi in obbligo scolastico – che ci sono stati messi a disposizione per poter meglio valutare le sovrastrutture e la componentistica del mezzo.

Issata sul ponte, la Suzuki V-Strom XT PRO ha rivelato tutta la cura riposta nelle finiture e l’attento studio delle linee tese e spigolose, come erano quelle della sua antenata DR Big. Belle e solide le plastiche. Ordinati i passaggi dei cavi e precisi i cablaggi. Piacevoli alla vista e al tatto le componenti in alluminio; la nostra moto era dotata di paramotore e borse laterali in alluminio da 37 litri, con un sistema di sgancio intuitivo ed ottima capienza, che, va detto, un pochino interferiscono con la manovra di sollevamento della moto sul cavalletto centrale.

Il parabrezza è facilmente regolabile su due posizioni, ma per l’operazione di sblocco è necessario porsi davanti alla moto e quindi essere fermi. Questo se da una parte ad alcuni può risultare poco pratico, dall’altra costituisce un fattore di massima sicurezza in quanto non distrae dalla guida. Bella e spaziosa la sella con logo dedicato.

La strumentazione è chiara e completa, dotata anche di presa USB. Pur non potendo vantare l’opulenza dei display TFT, l’attuale quadro LCD è ben più moderno rispetto a quello delle precedenti versioni. Intuitive le regolazioni dell’ABS e del controllo di trazione, sia a livello di comandi al manubrio che di indicazioni sul display.

Cosa non scontata è che anche il voluminoso silenziatore si sposi alla perfezione con l’insieme di linee taglienti realizzate dai designers della Suzuki senza appesantire più di tanto questa moto, la cui colorazione bianco arancio si rivela davvero evocativa e distintiva.

Insomma la V-Strom, che è sempre stata un prodotto ben centrato, nell’attuale versione è ancora più piacevole da guardare: attira gli sguardi di nostalgici e curiosi ovunque la si parcheggi ma soprattutto strappa un sorriso quando il suo becco e il suo faro rettangolare (rigorosamente a Led) si mostrano ogni mattina nell’aprire la saracinesca del box. Siamo davvero sicuri che questo per un motociclista non sia un elemento importante?

In città

Affrontare il caos quotidiano con una cavalcatura adeguata al proprio ego motociclistico migliora l’umore e non di poco. Aggiungete poi che, a dispetto della massa, la V-Strom si districa tra le insidie del traffico cittadino confortevole come il più comodo dei maxi scooter ma con una sicurezza infinitamente superiore: una duttilità sorprendente che si rivela come una delle grandi doti di questo mezzo.

Le sospensioni Kayaba totalmente regolabili e il cerchio anteriore da 19 pollici, spianano le buche e non si fanno intimidire da irregolarità e sporco del fondo stradale e questo grazie anche alle caratteristiche di erogazione della potenza che, quale che sia la mappatura utilizzata, rimane dolce mentre il controllo di trazione, appena avvertibile, risulta sempre puntuale anche nelle situazioni complesse: abbiamo superato senza problemi ben tre grandinate nel giro di pochi giorni.

Chi possa pensare che una moto di questa categoria non sia in grado di affrontare tombini, pavé e file di autovetture è decisamente fuoristrada.

Spazio a bordo, comandi intuitivi e ben raggiungibili, fluidità in ogni frangente, – dall’erogazione del motore alla frenata – e, non da ultimo, il sistema di assistenza in partenza, rendono questo colosso intuitivo da condurre come fosse un mezzo di cilindrata e dimensioni inferiori. Occorre semmai fare attenzione alle borse che sporgono dalla sagoma del manubrio. Inoltre, nell’assiduo uso quotidiano invernale, ci sentiremmo di consigliare le manopole riscaldate che, insieme a paramani ben protettivi come quelli installati, renderebbero il pacchetto davvero completo.

Extra-urbano

Abbandonando l’ambiente cittadino, dove la nostra moto ha davvero dato bella prova di sé quasi si trattasse di un mezzo ben più leggero, siamo tornati immediatamente a godere dell’effetto «maxi».

Un effetto dato non tanto dalle sovrastrutture che anzi, una volta in sella, non la rendono poi così differente dalla versione 650, ma dalla dotazione e dalle qualità del comparto tecnico/ciclistico.

Partiamo dal motore: testato in tante e tante versioni, il bicilindrico a V di 90° nato per equipaggiare realizzazioni sportive, viene oggi proposto – civilizzato e rispondente alla normativa Euro5 – in una cilindrata di 1.037 centimetri cubi.

Dopo la prova in città, quella su percorsi extraurbani ha evidenziato la piena maturità del mezzo ed una grande fluidità che lo rende perfetto per affrontare qualsiasi viaggio, in solitaria o a pieno carico, sia seguendo dolcemente le curve e sia aggredendo i tornanti o affrontando a pieno gas (ove possibile…) infiniti rettilinei. Un’erogazione ampia, forse un po’ stemperata in basso rispetto al recente passato, ma che proprio per questo si sposa appieno con il carattere da globetrotter della moto. Sempre in grado di trasportare agilmente i chilogrammi del mezzo, senza strappi o rifiuti anche ai regimi più bassi, questo bicilindrico regala prestazioni convincenti ed adeguate ogni qual volta si dà fondo alla cavalleria (107 i cavalli dichiarati e 100 Nm di coppia). Il motociclista esperto troverà esattamente ciò di cui necessita, nessun effetto speciale o progressioni violente ma sempre risposte convincenti e briose condite da una certa, piacevole, cattiveria nella parte alta del contagiri che conferma il DNA del progetto.

Viaggiare con questa Suzuki in autostrada è un piacere. In una delle situazioni meno amate dai motociclisti, ma sempre presente in un lungo viaggio, la nostra cavalcatura fila stabilissima, anche con borse e a pieno carico a prescindere dalla posizione (standard o rialzata) del cupolino.

Non è una dote da poco e a questo occorre aggiungere che avendo condotto la V-Strom in giornate di pioggia e forte vento, siamo stati sempre assistiti da un assetto confortante e da un avantreno ben stabile anche con forti raffiche di vento laterali.

Nonostante la massa la V-Strom è risultata stabile sul dritto e valida anche tra le curve, perfettamente coerente con il proprio stile. Rotonda nello scendere in piega trova il suo miglior punto di equilibrio in una guida allegra ma non aggressiva. Non che motore e ciclistica rifiutino la «strapazzata». Se si dà fondo alla cavalleria e ci si attacca ai freni si godrà di una progressione notevole e di decelerazioni altrettanto efficaci. Il bel sound e il tiro del bicilindrico in alto e i trasferimenti di carico limitati, grazie all’ottimo sostegno della forcella in frenata, sapranno dare soddisfazione. Tuttavia più che lavorare di corpo per sveltire i cambi di direzione come se ci si trovasse in sella ad una guizzante naked, è meglio ricercare il massimo del piacere con una guida neutra godendo dell’equilibrio generale di questa realizzazione.

Ed è proprio grazie all’equilibrio ed alla versatilità che possiamo permetterci di abbandonare l’asfalto e affrontare una bella sterrata che ci porti verso un passo montano o, come è capitato a noi, che scenda dalle colline verso il mare.

Pur senza scomodare gli esperti della V-Strom accademy, che potrebbero facilmente dimostrare il contrario (anche per questioni di deontologia e massima sicurezza), possiamo sottolineare che con la gommatura di serie si possono superare le condizioni di fango da noi incontrate a patto di avere una certa dimestichezza e senza scordarsi del peso e della cavalleria del mezzo.

Ci riserviamo tuttavia un ulteriore test in una condizione più consona all’utilizzo che la maggior parte degli utenti farà, ossia un fuoristrada leggero finalizzato al completamento dell’itinerario turistico programmato.

 

[ Alessio Alfano ]

 

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