Roma ha un nuovo servizio di scooter sharing elettrico, gestito dal gruppo spagnolo Acciona. Non ci bastava la conferenza stampa. Non ci bastavano i comunicati. Non ci bastavano le parole promettenti della Sindaca Raggi. Volevamo i fatti. E l’unica strada da percorrere era quella di provarlo percorrendo le strade più belle e difficili del mondo. Quelle delle Città Eterna. Ecco quindi come funziona e come va il servizio di scooter sharing operato con gli scooter Scutum
L’app è intuitiva e di facile uso, e permette di connettersi immediatamente con la piattaforma del servizio. Ci dirigiamo nel quartiere Prati di Roma e, dalla schermata, vediamo che è a tiro uno scooter a Piazza Risorgimento. L’app ci informa che sono necessari cinque minuti per raggiungerlo, e ci suggerisce su mappa dedicata (senza rinviare ad altre applicazioni) il percorso più immediato. Come promessoci, siamo rapidamente al cospetto del «nostro» scooter: attiviamo il pulsante per l’avvio del noleggio e, una volta sbloccata l’apertura del bauletto digitando la relativa richiesta, premiamo il pulsante. Come previsto, troviamo all’interno i due caschi e tutti gli accessori per la sanificazione.
Il flacone di igienizzante è prudenzialmente reso solidale al veicolo con un cavo di acciaio (fidarsi è bene, ma prevenire facili furti è meglio), e la dotazione di salviette detergenti per disinfettare le parti con cui si entra in contatto, è abbondante. Se ci fossero anche dei guanti «usa e getta», sul modello di quelli in uso nei supermercati o nei distributori di carburante, si sfiorerebbe la perfezione.
Una volta indossato il casco e richiuso il bauletto, ci sediamo sul ponte di comando del mezzo, che nelle forme richiama – e neanche troppo lontanamente – quegli intriganti crossover tra motocicletta e scooter, come il «Formichino» Rumi degli Anni Cinquanta e il Suzuki RV 90 di qualche decennio dopo. Ruote di dimensioni intermedie, sportività, eleganza della linea invogliano a mettersi in marcia: premiamo il tasto apposito, e il cruscotto ci segnala che lo scooter è pronto per partire. Sfioriamo la manopola del gas e ci muoviamo in un soffio. In pochi istanti siamo già in piena marcia sui sanpietrini di Via Cola di Rienzo. E se la mancanza della visiera (necessaria per le già citate ragioni sanitarie) suggerisce di utilizzare un paio di occhiali da sole, o quanto meno protettivi nelle ore serali, le vibrazioni sul manubrio ci ricordano che il problema principale di Roma è e continuerà a essere quello delle buche e delle varie anomalie sull’asfalto.
In neanche un minuto prendiamo definitivamente confidenza con il generosissimo Scutum, che sembra non chiedere altro che scaricare tutti gli 11 kW di cui dispone. E siamo ancora nella modalità «Standard». Siamo ora sui più moderni sottovia del lungotevere, dove asfalto ben fatto e tracciato rettilineo invitano a una guida più disinvolta e, come nel gergo dei motociclisti puri, ad «aprire»… La mano corre istintiva al tasto «Mode», passiamo direttamente alla modalità «Extra» e, sia pure per qualche indimenticabile istante, decolliamo nello stile della partenza veloce del Dottor Brown in «Ritorno al Futuro».
Nel cuore di Roma, senza far rumore
Buonsenso e desiderio di rispettare il Codice ci riportano, tuttavia, a una guida più accorta. Eccoci ora nel cuore della Città Eterna, in un giorno d’inizio estate come tanti nell’era del post-Covid-19. Di gente in giro non ce n’è tanta, anzi: di turisti, neanche l’ombra, mentre brulicano giovanissimi – e meno giovani – alle prese con monopattini elettrici e bici a pedalata assistita, sia noleggiate o appena acquistati sull’onda degli incentivi.
Approfittiamo del senso di calma imperante, procedendo a bassa velocità al rumore del vento, per osservare con attenzione lo scooter: al centro dell’ampio e confortevole manubrio, una custodia trasparente accoglie lo smartphone (per poter controllare la mappa, in caso di necessità) e, all’occorrenza, è possibile ricaricare il proprio device utilizzando le due porte USB posizionate sulla destra.
Ottimo anche il gancio per borse e zaini, e la possibilità di avere (nei periodi invernali) il telo protettivo coprigambe.
Giunti a destinazione, dopo aver apprezzato la praticità dei due cavalletti (centrale e laterale) troviamo lodevole, una volta attivato il tasto di fine noleggio (dopo aver correttamente riposizionato i caschi nel bauletto), la possibilità – comunque discrezionale per l’utente – di fornire un’evidenza fotografica del parcheggio.
C’è da augurarsi che anche gli altri operatori – anche nel car sharing e, soprattutto, nei monopattini – si ispirino a questa soluzione, considerando il pressapochismo (per non dire di peggio) con cui i veicoli in condivisione vengono talvolta parcheggiati. Sulle strade, e non solo su di esse.
[ Alessandro Ferri ]