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Grandissimo Vettel ma…. Marchionne for President

Abile regista, il super-manager FCA e Presidente Ferrari ha avuto il coraggio di valorizzare forze italiane e metterle in grado di esprimersi al meglio
Motori360_Ferrari Vettel vittoria
Nel giorno della rinascita Ferrari, del ritorno alla vittoria di un Vettel finalmente raggiante, della prima gara di una Formula 1 che ha visto l’uscita di personaggi come Bernie Ecclestone e Ron Dennis e l’entrata di altri come Chase Carey e Ross Brown, è sin troppo facile riassumere la cronaca della gara e sperticarsi in lodi più che meritate o sottolineare la sconfitta di una Mercedes che ha pur sempre messo entrambe le sue frecce sul podio.

La Ferrari compie 70 anni e miglior modo di festeggiare non poteva regalarselo: la Gestione sportiva, tutta, ha mostrato una capacità di riorganizzazione, una disciplina interna, una coesione ed una capacità che hanno portato ad un risultato in cui i test di pre-campionato autorizzavano a sperare ma che solo la pista poteva confermare.
Le Frecce d’argento sono arrivate a Sidney credendo nella propria superiorità ma anche con la consapevolezza della crescita della Ferrari; ma che la monoposto made in Maranello da pretendente diventasse mattatrice – complice un leggero errore di strategia del muretto della Mercedes – questo probabilmente non lo avevano messo in conto.

Prendendo atto dell’andamento della gara un risultato così netto, senza il suddetto scivolone, probabilmente non ci sarebbe stato ma non vi è dubbio alcuno che il binomio Vettel-Ferrari ha dimostrato già nelle prove e sin dalle prime battute di gara di poter tenere costantemente sottopressione un campione come Hamilton che, come è noto, ama viaggiare in splendida solitudine.

Ma perché il nostro titolo piuttosto che una meritatissima dedica a Vettel che si è e ci ha regalato una soddisfazione immensa, resa ancora più grande dall’interruzione dell’umiliante digiuno sin qui patito?

Il «no» del Drake

Ricordiamo il rifiuto del Grande Vecchio alla proposta di nomina di senatore a vita, reazione più che comprensibile da parte di chi aveva creato un mito dal nulla e nulla voleva avere a che fare con una politica che già allora si dimostrava farraginosa e votata all’immobilismo ed al gattopardiano cambiar tutto per non cambiare nulla.
Il Ferrari negante di ieri ci porta ad oggi, al confronto fra una realtà industriale e sportiva che in pochi mesi ha capovolto una situazione fallimentare e la desolante realtà pubblica italiana ugualmente fallimentare ma senza vera voglia di cambiare: questa considerazione, questo parallelo fra Azienda, Sport e Politica ci è stata consegnata dall’Inno di Mameli cantato dal Team Ferrari, un inno che – guarda caso – dovrebbe celebrare valori solamente positivi…

In primis l’Italia e i cittadini


Sarebbe bello, ma purtroppo è solo utopico, che l’«azienda Italia» avesse la forza di autorigenerarsi, dotarsi di un CdA (le Camere) snello, formato da POCHI elementi che pensino più al bene dell’azienda piuttosto che a perpetuarsi al potere e che diano delega ad un Manager (leggi Capo del Governo) che come ha fatto il Presidente Marchionne in Ferrari, sappia creare un esecutivo con uomini capaci ai quali dare delega ma con il potere di metterli alla porta se necessario.
È ovviamente un sogno, a dir la verità il desiderio di molti, ma la Ferrari è anche questo: un mito capace di suscitare sogni anche più grandi delle grandissime auto che, quando vuole, sa fare.

[ Giovanni Notaro ]

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