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Alfa Romeo Giulietta 1.6 Jtdm TCT: la certezza della tradizione, la forza del carattere

Una vettura che, ristilizzata a sette anni dal debutto, ha ancora molto da dire. E questo soprattutto con il brillante 1.600 turbodiesel da 120 cv, abbinato al veloce cambio robotizzato TCT, oggetto della nostra prova. Immagine inconfondibile, con ottimi consumi e tenuta di strada. Qualche dubbio su dotazioni e spazio interno 

Alfa Romeo Giulietta: erede dal 2010 della fortunata «147», ha svolto egregiamente l’ingrato ma prestigioso ruolo di portabandiera del marchio del Biscione. Se quest’auto fosse stata una persona, avrebbe sostenuto una pressione psicologica decisamente notevole, attenuata solo recentemente dal lancio sul mercato della Giulia e del SUV Stelvio che stanno ricalcando, con i dovuti distinguo, il successo commerciale della loro sorella minore.

Esterni

Nel 2016 la Giulietta – che continua ad essere una delle compatte più vendute in Italia – si è concessa un leggero face lifting, quanto basta per non essere da meno rispetto alle «sorelle» di più recente introduzione. Si è trattato, per lo più, di lievi interventi che hanno ulteriormente sottolineato la personalità dell’auto, ed è stato un bene: chi oggi acquista la Giulietta, lo fa in gran parte motivato dallo stile e dai valori emozionali che il nome del modello e le sue linee, introdotte ormai più di sette anni fa, riescono ancora a trasmettere.

Modificato leggermente il frontale, le cui prese d’aria sono ora allineate allo stile delle sorelle maggiori (lo scudo ha perso, ad esempio, le cromature interne), e nuovo il logo Alfa Romeo, adesso più stilizzato. La scritta «Giulietta», dietro, è stata spostata di lato. Continuano a essere scarse le protezioni laterali della carrozzeria, ed è rimasto immutato il caratteristico design dei gruppi ottici di coda, con punti luminosi a Led, che comincia a mostrare i segni del tempo malgrado la parte posteriore, nel suo insieme, sia tra le soluzioni più riuscite degli ultimi anni anche grazie a una fanaleria che a sua volta rappresenta un valore iconico senza eguali, tanto da costituire sicuro elemento di identificazione notturna del modello, immediatamente riconoscibile grazie alle linee stilizzate dei suoi gruppi ottici.

Interni

Ci accomodiamo al posto guida. E ci colpiscono immediatamente i grandi gruppi circolari della strumentazione, esplicito richiamo alla storica sportività del Marchio.

Per contro ci convincono un poco meno la grande circonferenza del volante (la cui corona connotata dal logo argenteo è leggermente appiattita in basso) e la sua inclinazione che sembrerebbe essere più adatta all’abitacolo di una monovolume, proprio in ragione dell’atmosfera performante che si percepisce a bordo.

Tutto a bordo è infatti orientato allo sport: dal design dei comandi sulla consolle centrale, dall’evidente e tangibile presenza, accanto alla leva del cambio, del selettore (o «manettino») per impostare i parametri di motore e sterzo e da alcuni preziosi particolari, come le scritte in italiano sugli indicatori. La presa sul volante è comunque ottima, e come tutto il posto guida, regala subito una gradevole sensazione di confidenza.

La plancia è realizzata con materiali probabilmente non morbidi come quelli che si trovano su alcune rivali del segmento «C superiore», ma non si può negare che gli assemblaggi siano impeccabili; per contro notiamo la non abbondante disponibilità di vani portaoggetti.

Ottimi i sedili anteriori: ben sagomati e contenitivi in curva non hanno, come sarebbe logico aspettarsi, una seduta bassa ma a questo si può ovviare giostrando con le ampie regolazioni manuali, che fanno trovare agevolmente la propria armonia con il posto guida. Ben fatta la piastra appoggiapiede, per un valido sostegno nei percorsi tortuosi.

Meno positive le note per i posti posteriori: l’entrata è stretta e la linea spiovente del tetto ruba, inevitabilmente, spazio alla testa di chi è alto oltre un metro e ottanta. Soltanto discreto lo spazio per gambe e ginocchia per i passeggeri più alti che, una volta accomodati sul pur confortevole divano posteriore vorrebbero, magari, trovarsi nei panni di chi siede davanti.

Ben realizzato, tuttavia, il bracciolo posteriore, mentre l’ergonomia dei poggiatesta si rivela impeccabile.

Tra i sedili anteriori, rivolta verso i passeggeri posteriori, troviamo una provvidenziale bocchetta per la ventilazione, ma non una presa elettrica per la ricarica di smartphone o tablet.

Pur essendo di scarsa capacità (350 litri) rispetto alle vetture concorrenti, il bagagliaio – gradevolmente rivestito con materiali di qualità – di forma squadrata è ben sfruttabile anche grazie al prezioso sportello per il passaggio degli sci o altri carichi lunghi; sarebbero tuttavia stati utili qualche gancio di ancoraggio per i bagagli e un supporto dove inserire la cappelliera.

Il modello a nostra disposizione era provvisto di navigatore: un accessorio che però, anche sugli allestimenti più ricchi, si paga ben 1.300 euro: per contro lo schermo da 6,5” è perfettamente visibile in ogni situazione, e il dispositivo è azionabile – oltre che con il touch screen – anche tramite tasti tradizionali. Al sistema mancano però le connettività Android Auto e Apple Car Play, e il suo funzionamento andrebbe velocizzato. I sensori di parcheggio sono anch’essi a pagamento, mentre non è possibile avere l’utile telecamera posteriore.

Questi sono comunque aspetti che non impensieriscono il cliente-tipo della Giulietta che la sceglie non perché alla ricerca di un’auto capiente a tutti i costi, ma per ragioni ben più significative, concrete ed emozionali. Perché chi acquista una Giulietta, cerca sì il carattere sportivo, ma tiene anche nel dovuto conto il rapporto qualità prezzo.

Sia chiaro: la Giulietta 1.6 JTDm TCT Super non è un’auto a buon mercato. Anzi! Per portarsi a casa la versione da noi provata occorrono 28.600 euro. La mancanza di alcuni accessori qualificanti, e una dotazione di sicurezza che non va oltre la media, potrebbe far storcere il naso a qualcuno: ma i veri intenditori conoscono il valore reale del veicolo, fatto di quei contenuti qualificanti che descriviamo a seguire, non prima di aver precisato che la Giulietta ha comunque ottenuto 5 stelle nei crash test Euro NCAP.

Cuore sportivo, cambio robotizzato

La versione da noi provata era equipaggiata con il 1.6 diesel da 120 cv, abbinato al cambio robotizzato TCT doppia frizione (optional a 1.900 euro). La sincronia tra cambio e propulsore si è dimostrata, in ogni circostanza, equilibrata ed efficace e rappresenta senz’altro uno dei punti di forza di questa Giulietta 1.6 JTDm. La vettura è mossa dal ben conosciuto 1.598 cc da 120 cavalli, installato su altri modelli FCA: dalla 500L alla Tipo, dalla Renegade al Doblò.

Grazie alla vivace coppia di 280 Nm a 1.500 giri, il JTDm è scattante e pieno di brio già nel settaggio di base (Normal), ma basta spostare il «manettino» Alfa DNA in posizione «Dynamic» per sentire la coppia spingersi fino a 320 Nm a 1.750 giri, mentre la compatta del Biscione svela il suo Cuore Sportivo e diventa più grintosa arrivando al limitatore senza problemi.

L’elettronica diventa allora meno invasiva, e la guida ancora più coinvolgente grazie alla maggiore incisività di freni e sterzo, unita all’attivazione del differenziale elettronico Q2.

L’altra posizione del selettore DNA, è la «A» («All-Weather») la cui attivazione ammorbidisce la risposta di cambio e motore non solo adeguandola alla scivolosità del fondo ma anche adattandola alla marcia in città, visto che si sfruttano le marce lunghe. Comportamento neutro, invece, nella posizione «Natural» (in cui lo sterzo si alleggerisce), benché a nostro giudizio i passaggi da un rapporto a quello superiore avvengano – sarà per il carattere della vettura – a un regime che ci è apparso un po’ troppo elevato.

A integrare questo pacchetto tecnologico, il valido cambio TCT «Aisin», che rientra nella strategia FCA mirata a offrire l’automatismo a un pubblico sempre più vasto.

Questo impeccabile cambio a doppia frizione e 6 rapporti, azionabile anche manualmente tramite i paddles al volante (avremo preferito averli di dimensioni più grandi), è uno degli atout di questa veloce berlinetta: rapido e fluido nei passaggi marcia, si è rivelato un complemento adatto a ogni situazione di guida.

Su strada

Già al primo esame statico la Giulietta 1.6 JTDm TCT ci era parsa un’«autentica» Alfa Romeo, un’impressione subito dopo confermata dai fatti.

In città, benché avessimo quasi sempre inserito la modalità «All-Wheather» per testare (e poi apprezzare) coppia ed elasticità del grintoso turbodiesel, la Giulietta ha sfoderato anche una certa verve nelle partenze veloci al semaforo (10,2” nello scatto 0-100 km/h). La spinta del generoso 1,6 litri a gasolio inizia già al di sotto dei 1.500 giri e se si vuole maggiore scioltezza, anziché insistere con il gas basta delegare tutto al cambio che – raggiunti i 2.500 giri – provvede a infilare le marce una dietro l’altra.

Utilizzando invece il TCT in modalità manuale, salendo e scalando di rapporto con i paddle dietro al volante, apprezziamo l’immediatezza di azionamento del comando, specie nelle scalate, anche se talvolta, complice la taratura corta delle prime tre marce, l’inserimento dei rapporti ci è stato inibito con un «segnale sonoro» di accompagnamento, quanto mai esplicativo.

Nei percorsi extraurbani collinari – laddove curve e controcurve si alternano a saliscendi – abbiamo apprezzato l’equilibrata taratura delle sospensioni rigide ma non «secche» e, tutto sommato, imprevedibilmente gradevoli; un assetto sempre preciso, senza mai il minimo accenno di incertezza, si basa sulla solidità dell’avantreno – che svela in «Dynamic» la sua parte migliore – e su un retrotreno ben aderente al fondo stradale che, nel vero senso della parola, è assolutamente «piantato» a terra anche al limite.

All’ottima visibilità anteriore fa da contraltare la limitatezza di quella posteriore a causa dei montanti, eleganti ma massicci, e del lunotto molto inclinato che rendono a nostro avviso indispensabili i sensori di parcheggio (ottenibili purtroppo solo a richiesta).

Nella media la rumorosità (in accelerazione c’è qualche fruscio di troppo), confortanti i dati sui consumi: guidando allegramente in città, è possibile attestarsi sui 12/13 chilometri/litro. L’autonomia dichiarata con un pieno di carburante (60 litri), è di ben 1.538 chilometri! È vero che con un po’ di attenzione, e mantenendo il più possibile velocità costanti, anche non bassissime, è possibile avvicinarsi anche ai 20 km/litro (e in certe condizioni d’uso, su strada extra-urbana, ci siamo in effetti attestati sui 19), ma è altrettanto vero che il piglio performante dell’auto, specialmente quando si seleziona la posizione «Dynamic», invita a cedere al richiamo del DNA Alfa facendo salire adrenalina e consumi. La nostra percorrenza media è stata comunque sempre superiore ai 16 km/litro: ce n’è dunque abbastanza da immaginare un’autonomia attorno ai mille chilometri.

La gommatura adeguata (225/45 sul nostro esemplare) e i freni perfetti rendono l’auto agilissima nei cambi di direzione, e azzerano quasi del tutto il rollio. Se poi si esagerasse, entrano in gioco i controlli di sicurezza, più accentuati nella posizione «Natural», più calibrati in «Dynamic».

[ Tony Colomba ]

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